Startup tutto italiano

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LvKAz
view post Posted on 14/2/2012, 16:17




Leggevo proprio ora questo articolo e ne posto una parte... tanto per sapere cosa ne pensate e per risaltare e reinvigorire la speranza dei giovani imprenditori di loro stessi.

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OLTRE il posto fisso, forse non c'è il baratro. C'è un esercito di startup che si è finalmente messo in moto. Alzate lo sguardo. In Cile qualche giorno fa una startup italiana ha vinto la gara mondiale per i migliori progetti di innovazione e business. Doochoo propone un sistema per fare i soldi con i sondaggi in rete, ha già conquistato clienti come Ikea e Toyota, ed è guidata da un giovane che quando parla sembra sempre che stia per ribaltare il mondo: Paolo Privitera, veneziano, 35 anni, da dieci negli Stati Uniti ("me ne sono andato perché volevo correre").

È uno startupper seriale, nel senso che ne ha all'attivo già sei. Il premio cileno funziona così: i team scelti vengono ospitati a Santiago per sei mesi e incassano 40 mila dollari ciascuno. Tanti? Pochi, se pensate che Doochoo potrebbe essere comprata entro l'anno per 25 milioni di dollari. Dice Privitera: "A San Francisco non ho mai visto tanti startupper italiani come in questi giorni".

Un terremoto? "No, è un tumulto". Ecco, tumulto rende meglio l'idea della rivoluzione in corso. Tumulto iniziato da un po': l'8 dicembre a Parigi un'altra startup italiana ha vinto LeWeb, il più importante evento europeo dedicato all'economia
digitale.

Per i francesi è stato uno shock: appena qualche giorno prima il presidente Sarkozy faceva i sorrisini quando gli nominavano les italiens. Antonio Tomarchio, 29 anni, partito da Giarre, provincia di Catania, sapeva di dover battere anche lo spread della credibilità: è salito sul palco ed ha sbaragliato la concorrenza parlando di Beintoo (una piattaforma per applicazioni legate al gioco che ha tre milioni di utenti al giorno, di cui un milione solo in Cina).

Ancora un passo indietro: a ottobre aveva fatto scalpore il fatto che Mashape, l'impresa di tre ventenni che avevano polemicamente lasciato l'Italia, era stata finanziata con circa un milione e mezzo di dollari dal numero uno di Google e dal fondatore di Amazon, ovvero la Champions League della Silicon Valley. Ma il tumulto non riguarda solo gli startupper lontani. Se restiamo ai casi di successo, quello forse più eclatante in questi giorni è AppsBuilder, piattaforma per farsi da soli applicazioni per telefonino, creata da un ingegnere del Politecnico di Torino di 25 anni, Daniele Pelleri: in undici mesi ha già sfornato 20 mila apps che sono state scaricate oltre un milione di volte.

Questo elenco potrebbe non finire mai. E vuol dire in fondo una cosa sola: avanza una generazione di startupper. Sono di solito molto giovani, in prevalenza uomini ma ci sono tanti casi di donne (RisparmioSuper di Barbara Labate è il più noto). E poi: sanno usare benissimo la Rete; parlano alla perfezione almeno l'inglese; viaggiano in economy anche quando hanno successo perché i soldi non si sprecano; spesso all'inizio non hanno un vero ufficio e sanno raccontare il loro progetto in tre minuti esatti, non una misura qualsiasi, ma il tempo di una corsa in ascensore con un potenziale investitore (di qui la formula americanissima degli "elevator pitch" per le ormai tantissime competizioni a caccia di capitali).

Ma, soprattutto, gli startupper, non sanno cos'è il posto fisso. "Il nostro obiettivo nella vita non è trovarci un lavoro, ma creare lavoro", ha scolpito nel web Max Ciociola, 34 anni, fondatore di musiXmatch e "startup activist". L'occasione fu la sua "lettera di uno startupper a Berlusconi" e la frase in realtà non è originale: è una citazione della risposta che il rettore di Harvard dà ai gemelli Winklevoss nel film "The Social Network". Ecco, Mark Zuckerberg per molti è un modello: "Ha successo - secondo Ciociola - perché sa rendere felici un miliardo di utenti".

Gli startupper ci sono sempre stati. Alla fine degli anni Novanta, con la cosiddetta new economy, anche in Italia ci fu un fiorire di nuove imprese legate al web. Molte fallirono, mentre alcune sono diventate grandi, molto grandi: come Yoox, il portale per vendere la moda online, creato da Federico Marchetti dodici anni fa e sbarcato in Borsa nel 2010 sfidando la crisi. Proprio l'altro giorno Yoox ha reso noto di aver chiuso l'anno con ricavi netti per quasi 300 milioni di euro (più 35 per cento sull'anno precedente): ecco cosa è diventata una startup in cui all'inizio credeva solo Elserino Piol, il decano degli investitori italiani.

Ora c'è una nuova onda ma è diverso. È molto più alta. Facciamo un esempio. Un anno fa, in occasione dei 150 anni dell'unità d'Italia, Telecom Italia e il Premio Nazionale Innovazione si erano messi in testa di trovare "i Nuovi Mille": sembrava un obiettivo esagerato scovare mille aspiranti startupper in un paese in cui si diceva che "gli eventi per startup sono più numerosi dei progetti". Si iscrissero in oltre duemila: calcolando quattro o cinque persone dietro ogni progetto, voleva dire diecimila potenziali startupper.

Un piccolo esercito per fare una nuova Italia. Neanche tanto piccolo, in fondo. Oggi le imprese rischiose, innovative ma con dentro il seme del futuro, non sono più l'eccezione di moda: sono la maggioranza. Secondo le stime della Camera di Commercio di Monza e Brianza, nei primi tre mesi del 2012 per la prima volta ci sarà uno storico sorpasso: i ventenni che apriranno una impresa (19 mila) saranno di più di quelli che troveranno un posto di lavoro a tempo indeterminato (18 mila). Inoltre i primi assumeranno seimila persone.

L'esempio più eclatante in casa nostra è quello di Groupon, il colosso dei coupon scontati lanciato nel novembre 2008 a Chigago da Andrew Mason. Alla fine del 2010 Giulio Limongelli, 30 anni e un curriculum lungo un metro, ha aperto la sede italiana a Milano: da allora ha assunto - a tempo determinato - 450 persone. Di media una al giorno. Quanti altri lo hanno fatto in Italia? Nell'attuale sistema economico sono le startup l'unico motore di nuova occupazione: fu questa conclusione di un report della fondazione Kaufmann a convincere il presidente Obama a lanciare - esattamente un anno fa - il progetto Startup America, ovvero una rete di incentivi, facilitazioni e collegamenti per far ripartire l'economia americana con una formula che andava "oltre il posto fisso".

In Italia un progetto simile non c'è ancora ma alcuni tasselli stanno andando al posto giusto. Il primo è stato la possibilità per gli under 35 di costituire società semplificate con un euro di capitale e senza notaio. Sembra poco, ma è una svolta i cui effetti si vedranno presto. In questi giorni tantissimi ragazzi stanno aspettando che questa previsione del decreto CresciItalia diventi operativa per trasformare il loro progetto in un business.

Nasceranno migliaia di startup? "Possibile. Ma per farle crescere servirà il venture capital", risponde Gianluca Dettori, ex startupper di successo degli anni Novanta, felicemente passato nel ruolo di talent scout dell'innovazione. "In fatto di venture capital siamo l'ultimo paese d'Europa, per ogni dollaro investito in Italia, la Svizzera ne investe 69, l'Olanda 62 e persino Portogallo e Grecia fanno meglio di noi". Come rimediare? Un anno fa, era il 2 febbraio, alla Camera dei deputati il premio Nobel per l'Economia Edmund Phelps venne a sostenere la causa di una "Banca dell'innovazione".

Ad ascoltarlo, fra gli altri c'erano due ministri del governo Monti: Corrado Passera e Francesco Profumo. Non è un caso quindi che oggi si stia andando in quella direzione. Spiega Massimiliano Magrini, ex capo di Google Italia, oggi attivissimo investitore di capitale di rischio: "Il Fondo Italiano ha deciso di destinare 50 milioni di euro al finanziamento dei venture capital. Sono tanti soldi per il nostro mercato". Se sapremo approfittarne, può essere un anno memorabile. Startup, Italia!


Per ulteriori informazioni:
FONTE


 
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Immanuel_Kant
view post Posted on 14/2/2012, 17:03




Mi piace veramente molto questo thread. Grazie, LvKAz. E' un argomento sicuramente molto interessante e che dovrebbe essere il più discusso o fra i più discussi al giorno d'oggi.

Oggi chi vuole investire, a mio parere, lo deve fare nel web. Il web, che prima era semplicemente uno strumento utile utilizzato da pochi, adesso è la realtà più potente dei nostri giorni. Basti pensare che prima un accesso ad internet costava veramente tanto e molti optavano per la tariffa free (se la memoria non m'inganna), ovvero quella a consumo. Oggi gli abbonamenti TuttoIncluso sono accessibili a tutti e a parte alcune compagnie telefoniche che ti offrono servizi pessimi a prezzi esagerati, le altre - soprattutto quelle che hanno il monopolio della telecomunicazione - offrono servizi eccellenti a prezzi leggermente più alti rispetto alla media.

Ma torniamo al tema: il proliferare di siti internet oggi non è una novità: chi gira fra i forum, i blog, i siti personali, nota delle pubblicità che vengono collegate a nuovi siti, o nei forum gli spammer inseriscono nuovi link. E fra questi c'è chi decide di fare un sito web solo per averlo e gestirlo, c'è chi ne vuole fare una start-up. Certo è, come disse anche un mio vecchio cliente, che oggi se hai una idea originale devi affrettarti a realizzarla, perché il web è velocissimo ed in brevissimo tempo rischi di trovare da qualche parte ciò che avresti voluto realizzare. Perdendo sia l'idea (perché poi i clone creano concorrenza e niente di più) che possibili guadagni. Certo, una volta nata l'idea, è inevitabile che qualcuno te la cloni da qualche altra parte cercando fama, visibilità e pubblicità. Soprattutto oggi, con la profonda crisi economica che investe soprattutto i giovani, con gli stessi che familiarizzano molto con il web e preferiscono rimanere attaccati ad un computer piuttosto che uscire e socializzare, nessuno perde tempo per clonare un'idea con idee diverse che secondo lo stesso autore possano favorire più sé stesso che gli altri. E si va alla caccia dei soldi, dei guadagni pubblicitari, delle entrate costanti. E' il sogno di ogni giovane.

Però, e tu nel thread hai menzionato il decreto CrescItalia, quello che ti consente la creazione di una società con un solo euro di capitale, non è così vantaggioso come si pensa per i giovani e spiego perché, anche in base ai colloqui tenuti con il mio commercialista. Sebbene questo decreto se entrasse in vigore ti permetta di non dover avere da parte un fondo monetario consistente (all'incirca si parte da una base di 10 mila euro) per poter aprire una attività, dall'altro ti penalizza con le tasse. Perché se ti basta un euro per aprire società, se questa non produce abbastanza nell'arco di un anno solare, per la CCIA (Camera di commercio) dovrai pagare sempre un minimo di 2800,00 € annui di contribuzione INPS (più o meno) se fatturi poco, più tutte le tasse che un'attività comporta. E non sono affatto pochi per un giovane e con la concorrenza di oggi e con questa esigua circolazione di denaro liquido ed elettronico.

Esamino lo svantaggio del web: oggi la gran parte di attività neo-inaugurate ha la propria sede nel web: non paghi locale, non paghi la luce (a parte la tua per la gestione dell'attività stessa), non paghi acqua, gas ed altri servizi a parte il rinnovo dell'hosting e del dominio che oggi con circa 50,00 € annui (con database MySQL o Access inclusi) ottieni un piano efficiente. E la maggior parte di queste attività sono e-commerce (piattaforme di vendita prodotti online con carrello integrato e interfaccia di pagamento simultanea). Ce ne sono tantissimi. Altre sono società manageriali sportive, manageriali di giochi, manageriali di associazioni, fornitori di servizi che in un modo o nell'altro riescono a fatturare abbastanza mensilmente.
Qual è lo svantaggio? La visibilità. Chi è del mestiere sa che non basta fare un sito web - anche se in maniera molto accurata - per produrre sin da subito profitti monetari e per essere visibili. Il sito web, una volta online, devi farlo conoscere e posizionarlo ai primi posti di Google. E Google, ormai, con tutti i siti da indicizzare che ha, te lo posiziona in circa 6 mesi - 1 anno a seguito di 6 mesi o di 1 anno di lavoro di indicizzazione e posizionamento costante. Chi non vuol aspettare tutto questo tempo? Impiegare le proprie giornate a farlo conoscere ovunque, linkarlo, parlarne, creare video su youtube di presentazione, creare pagine Facebook, etc. Insomma, non è facile ed è un grosso svantaggio.

Regolarizzare una neo-attività nel web, a mio parere, nonostante tutti i vantaggi fiscali di oggi, è rischioso, sia per la concorrenza, sia per una inconsapevole incapacità di gestione. Io stesso prima di inaugurare la mia attività professionale nel web, c'ho pensato un anno almeno: <<apro o non apro partita iva? Assumo o non assumo un commercialista?>>. Il mio settore però è molto concorrenziale e quindi non solo per me, ma anche per molti altri miei colleghi guadagnare, oggi, è diventato pressocché come riuscire a procurarsi del cibo nei paesi più poveri d'Africa o in India.
Motivo per cui, come tutti coloro che stanno puntando ad una idea originale nel web per guadagnare e creare una posizione propria (ma anche creare lavoro), ho maturato anche io in questi anni una idea da portare avanti, molto originale, che potrebbe generarmi profitti. In questi mesi ne sto approfittando anche per parlarne con gente di competenza (del settore) per valutare l'effettiva originalità e "ambiziosità" della mia idea, vagando da un posto all'altro della città, in totale privacy con l'interlocutore per paura che possano rubarmela (l'idea). E finora ho ricevuto riscontri molto positivi con persone importanti che vogliono addirittura finanziare il mio progetto, promuovermi, e partecipare.

Spero bene. E voi, che progetti avete?
 
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LvKAz
view post Posted on 15/2/2012, 12:50




Tutto giusto ció che scrive Immanuel ed aggiungerei alcuni punti che a mio avviso andrebbero valutati e chiariti.

Innanzi tutto partirei con due definizioni base per il commercio on-line, ossia il B2B e B2C.

Quest'ultimo significa business to consumer, ossia il classico shop in rete. Pagina dove vengono esposti prodotti e il cliente finale puó acquistare. Quindi un negozio.

B2B significa business to business, e si intende un attivitá di fornitura non piú al cliente finale ma al grossista ad esempio o si intende piú in generale un sistema di approvvigionamento in outsourcing.

Aprire un sito Web, uguale quale sia la sua natura, significa aprire un negozio alla fine di un vicolo cieco.
Senza un motivo, nessuno o pochissimi transitano nel Sito. Sono svariate e variegate le cose da dover tener presente e senza uno specialista del settore il successo é prossimo allo zero.

Dietro un sito c'é la vera e propria attivitá e c'é la vera e propria infrastruttura.

La pagina é delocalizata in Wan (Wide area network, la piú famosa é Internet, ma non é l'unica), mentre l'infrastruttura é residente in Lan ( Local area network). Quando ci riferiamo quindi al Wan, parliamo di Internet, mentre con Lan parliamo di Intranet, ossia la rete locale aziendale interna. Ne esiste un'altra di rete, ossia l' extranet. Questa la usiamo quando vogliamo collegare parti della nostra azienda dislogata in tutta sicurezza, senza usare Internet. Parlo di una rete parallela e non di una rete nella rete tipo VPN o simili.

Ricapitolando: In rete (Wan, Internet) ci sono le "vetrine" che interfacciano una struttura aziendale e commerciale in Lan, Intranet.

Ora arriva l'interessante: Si usano le stesse tecnologie e le piú apprezzate (ma anche le piú difficili da usare) sono quelle del codice libero GNU.

Per poter controllare queste tecnologie sono richiesti non solo anni, ma decenni.

Una persona difficilmente puó fare tutto da solo e se lo fa, difficilmente verrá un buon lavoro.

Per questo che nella New-Economy, da una quindicina di anni, esistono diversi mestieri, ciascuno dei quali si rispecializza in direzioni diverse.

In Germania, come in Austria, in Svezia ed in molti altri paesi, esistono corsi di circa 4 anni per ciascuno di questi nuovi mestieri.

Sorprendende é notare come tutto questo non é stato fatto in Italia, analogamente al concetto del reddito minimo garantito

Immanuel ha chiarito punti molto importanti, come il fatto che un negozio virtuale abbatte notevolmente i costi d'esercizio.
Consideriamo peró che crea disoccupazione (commessi) e nuova occupazione per i professionisti della new-economy.

Qui lancio un avvertimento: I professionisti dovrebbero avere il buon senso di non richiedere cifre stratosferiche (come spesso accade), altrimenti l'attivitá del cliente non risparmierá realmente e di conseguenza non si potranno abbassare i prezzi dei prodotti.

A dire il vero, la legge punisce quei commercianti che applicano il "sottocosto"... lo chiamano dumping.
Anche qui la legge andrebbe un tantino riveduta... ma dobbiamo tener presente che abbiamo una classe dirigente e governativa che non é capace neanche di accendere un computer...

Chi potrebbe rilanciare la new-economy, con agevolazioni, sono gli analfabeti dell'informatica e non so francamente tra quante generazioni si sbloccherá la situazione...

Per il resto cosa dire... Automatizzare, si, ma non troppo !!!

Le risorse sono poche e vanno ripartite in modo equo.
Mi rendo conto che l'informatico merita molto di piú di un avvocato, di un economista o di moltissime altre professioni, ma é proprio perché l'informatico é per natura "diverso" dovrebbe capire che con poco si vive anche decorosamente.


 
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Immanuel_Kant
view post Posted on 15/2/2012, 13:34




CITAZIONE
Consideriamo peró che crea disoccupazione (commessi) e nuova occupazione per i professionisti della new-economy.

Beh, magari non avrai commesse o commessi, ma i grandi e-commerce sono attrezzati con sistemi di assistenza via chat, via Skype e via telefono, quindi saranno persone assunte. Considera inoltre tutti coloro che si occuperanno di evadere gli ordini, la suddivisione nei reparti. Quelli che si occupano dell'imballaggio e della spedizione. A mio parere, in base al target ed all'entità del negozio stesso, crei molta più occupazione rispetto ad un negozio normale.
 
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alice_w
view post Posted on 15/2/2012, 13:57




E' prassi, riferendomi a tipicità italiane in ordine di realtà e-commerce B2C di piccolo-media entità, adibire il personale già esistente alla gestione del negozio virtuale e attività ad esso connesse. E' assai raro che nuovo personale venga reclutato, sebbene sia, in sede di consulenza, consigliato.
 
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Immanuel_Kant
view post Posted on 15/2/2012, 14:10




In caso di attività fisiche che decidano di aprire una vetrina nel web. Ma nel caso di nuove attività senza sede fisica di commercio vengono assunte, solitamente, nuove figure.
 
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LvKAz
view post Posted on 15/2/2012, 14:15




CITAZIONE
Beh, magari non avrai commesse o commessi, ma i grandi e-commerce sono attrezzati con sistemi di assistenza via chat, via Skype e via telefono, quindi saranno persone assunte.

In teoria si, ma in pratica succede qualche cosa di diverso:

Il servizio-clienti é un valore aggiunto per molti, specialmente se le aziende sono grandi.
Si tende a non usare Skype ma numeri telefonici a pagamento e le retribuzioni nei call-center sono piú esigue di quelle per i commessi.

Un centralinista lo fai lavorare anche in India o nei paesi dell'est, mentre il commesso é locale e lo devi pagare come l'ambiente esige, onde evitare un continuo cambio di personale e una cattiva publicitá.

Considera che una volta ragiunto un posizionamento stabile, una nicchia di mercato, i servizi aggiunti in genere li elimini o li rendi solo nominali... é chiaro.

CITAZIONE
Considera inoltre tutti coloro che si occuperanno di evadere gli ordini, la suddivisione nei reparti.

Rifletti su quanto é richiesta una specializzazione nella produzione oggi, visto che anche una scimmia é capace di premere un pulsante.
Considera il mondo della schiavitú e del precariato governato (nel vero senso della parola) dalle agenzie interinali.

CITAZIONE
Quelli che si occupano dell'imballaggio e della spedizione.

Si, e con quali condizioni? Di quali aziende parliamo? ci sono molte che prenotano in Cina e non impacchettano il meno possibile. Un giro di nastro intestato e via.

CITAZIONE
A mio parere, in base al target ed all'entità del negozio stesso, crei molta più occupazione rispetto ad un negozio normale.

Sicuramente si, crei piú occupazione e abbassi le condizioni peró perché il fine é essere concorrenziali sul mercato.

Sai Immanuel, vivendo qui vedo le cose da un punto di vista esterno e mi baso sull'esperienza che precede di una decina di anni quella Italiana.

Riporto ció che ho visto, ció che ho toccato con mano, auspicandomi che in Italia la cosa venga gestita in maniera piú giusta ed equa.

L'uomo non é un mezzo, non é una risorsa solamente. L'uomo é un essere vivente e deve essere trattato con rispetto.

L'industriale desidera un automatismo per guadagnare sempre di piú, fregandosene dell'operaio, ma siamo poi noi tecnici che decidiamo.
È nostra la responsabilitá caro Immanuel perché siamo noi che creiamo le infrastrutture.

Non sono gli industriali, non sono i commercianti, ne tanto meno i politici e affini.

Sentila la responsabilitá di questo, sentila sempre. Rinuncia a progetti lucrativi se non li ritieni adeguati a certe filosofie.

Lascia stare il commerciante senza scrupoli. Questi devono sparire dal commercio se vogliamo sistemare le cose.

Solo noi possiamo fare qualche cosa... o non credi?



 
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alice_w
view post Posted on 15/2/2012, 14:15




CITAZIONE
In caso di attività fisiche che decidano di aprire una vetrina nel web. Ma nel caso di nuove attività senza sede fisica di commercio vengono assunte, solitamente, nuove figure.

Certamente.
Ma le attività fisiche che attivano il commercio elettronico non "decidono di aprire una vetrina nel web". Aprono un negozio.
 
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Immanuel_Kant
view post Posted on 15/2/2012, 14:18




Non tutte. Alcune creano anche un e-commerce nel web. Ho avuto clienti che mi hanno richiesto la pubblicazione di un loro e-commerce sebbene avessero già una sede commerciale fisica. E' normale al giorno d'oggi.

Chi decide di avviare un'attività commerciale online ha solo un magazzino in cui riporre la merce ed una sede legale. Tutto il resto avviene online. E poi, come specificato sopra, c'è chi ha l'uno e l'altro.
 
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alice_w
view post Posted on 15/2/2012, 14:23




Siamo d'accordo Kant.
Ti stavo semplicemente dicendo che l'attivazione di un sito di commercio elettronico non è mai una mera vetrina è un negozio (virtuale) che può avere o no un corrispettivo negozio (fisico).
 
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Immanuel_Kant
view post Posted on 15/2/2012, 14:25




Sicuramente. Scusami per il fraintendimento.
 
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LvKAz
view post Posted on 15/2/2012, 14:35




CITAZIONE
@Immanell
Chi decide di avviare un'attività commerciale online ha solo un magazzino

Magari fosse cosí, ma sfortunatamente si tende a lavorare in just in time, ovvero cercando di eliminare il magazino fisico interno dislocandolo fisicamente nella catena del trasporto... e sappiamo in che modo il governo incide in questo.
 
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Immanuel_Kant
view post Posted on 15/2/2012, 14:37




Ci sono casi e casi. Non c'è una prassi unica. C'è chi ha sia negozio fisico che elettronico; c'è chi ha solo il primo; c'è chi ha il negozio elettronico ed un magazzino fisico; c'è chi non ha il magazzino fisico e si interfaccia con altre catene di e-commerce. Dipende.
 
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alice_w
view post Posted on 15/2/2012, 14:52




Aggiungo un mio personalissimo commento: in quanto a mania per il "particolarismo" l'Italia è (quasi) imbattibile a livello planetario.
 
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LvKAz
view post Posted on 15/2/2012, 15:00




A prescindere di come uno decide di piazzare sul mercato la sua attivitá, esiste una disciplina, chiamata economia, che in virtú di un risparmio strategico, propone il just in time.

Credo tu abbia sviluppato sistemi per la gestione magazzino e sai quali e quanti costi ci sono. Cifre incredibili e ben nascoste.

Il just-in-time viene molto apprezzato in tutto il mondo e fa fiorire altre discipline come la logistica dei trasporti.

I vantaggi sono stati citati e gli svantaggi sono visibili e tangibili con il governo Monti che ha messo imposte "strategiche". E da qui si comincia ad intuire il suo fine.

Ma a parte il mio OT politico (inerentissimo), rimane il fatto che giochiamo con regole, regole commerciali.
L'unico limite é l'etica professionale, la morale e il buon senso. Su questo si accentra il mio appello e il mio pensiero, nonché la mia speranza.



CITAZIONE
@Alice
Aggiungo un mio personalissimo commento: in quanto a mania per il "particolarismo" l'Italia è (quasi) imbattibile a livello planetario.

I dinosauri si sono estinti perché non sono riusciti, in breve tempo, a trovare un armonia con l'ambiente ;)
 
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14 replies since 14/2/2012, 16:17   115 views
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